24 Gennaio 2013
Il Moscato Rosa diventa idoneo alla coltivazione
Una nuova varietà di uva amplia la piattaforma ampelografica della Sicilia. Con decreto del 2012 del Dirigente Generale del Dipartimento Regionale degli Interventi Strutturali per l’Agricoltura è stata autorizzata la coltivazione nel territorio regionale del Moscato Rosa, varietà particolarmente adatta alla produzione di vini da fine pasto nelle diverse tipologie, ossia dolci naturali, liquorosi, da vendemmia tardiva. Il Moscato Rosa così entra a far parte fra le varietà di uva “idonee alla coltivazione”.
La richiesta di autorizzazione è stata avanzata dall’IRVOS che con la “U.O. Ricerca Viticola ed Enologica” ha svolto, per diversi anni, osservazioni in campo e sperimentazioni enologiche presso la cantina di microvinificazione.
Le produzioni in campo del vitigno sono particolarmente basse, in alcuni anni anche di molto inferiori al chilogrammo per pianta, a causa della bassa fertilità e perché i grappoli possono presentare un alto livello di colatura ed una bassa allegagione. Il grappolo è di dimensioni medio grandi, di forma piramidale o cilindrico conica, allungato, alato, leggermente spargolo. L’acino è sferoidale e talvolta leggermente appiattito, con una buccia sottile ma coriacea, molto pruinosa e di colore viola intenso; ha mostrato una leggera sensibilità all’oidio. In Sicilia il Moscato Rosa è stato vendemmiato a fine mese di agosto – inizio di settembre, quando è stata raggiunta una buona surmaturazione dei grappoli sulla pianta. I vini ottenuti sperimentalmente, di color rosso rubino chiaro, hanno evidenziato note aromatiche di rosa, di frutta matura, di confettura ed una buona persistenza gustativa. Diverse sono le teorie circa l’origine del vitigno. Sembra che la cultivar sia di origine greca e passando per la Sicilia sia giunto in Trentino ed in Friuli verso metà dell’Ottocento grazie ai principi siciliani di Campofranco. Oppure, un’altra ipotesi sostiene che il Moscato Rosa sia stato portato da Oriente verso Occidente da un commerciante di spezie. Un’altra ancora lo vuole importato dal Sud America, dove è conosciuto con il nome di Rose of Perù o infine potrebbe essere il frutto di una mutazione scaturita dai fortuiti incroci. Di Rovasenda 1877 e altri studiosi lo identificarono nell’uva apiana di Columella. Secondo altri è originario del Caucaso e successivamente stabilitosi in Dalmazia, sarebbe giunto tra le Dolomiti nei primi anni del Novecento come dono di nozze ad una nobile fanciulla di una locale dinastia di cantinieri.
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